La criminalizzazione del conflitto sociale.
La criminalizzazione del conflitto sociale.
La persecuzione contro la Vertenza dei Precari BROS e le mobilitazioni nell’area napoletana.
UN INVITO ALLA DISCUSSIONE E AL CONFRONTO.
Da tempo tutte le espressioni del conflitto sociale impattano con l’aumento della repressione statale.
Proprio nei giorni scorsi la Ministra degli Interni del governo Monti, Anna Maria Cancellieri, ha evocato, in maniera preoccupante e strumentale, il rischio di “tensioni sociali a causa dell’incidere della crisi economica“. Una sorta di allarme preventivo e di minaccia che – secondo noi – approssima una nuova ondata di repressione e di criminalizzazione del conflitto proprio mentre il governo si appresta a varare ulteriori stangate economiche.
Particolarmente a Napoli, dove i movimenti di lotta conservano una tradizione di mobilitazione, è cresciuto il numero degli attivisti politici e sociali denunciati, arrestati e costretti a subire i provvedimenti della Questura e della Procura della Repubblica.
In tale contesto la Vertenza dei Precari BROS ha assunto un ruolo centrale a causa dell’altissimo numero di precari che, nel corso degli anni, hanno pagato le conseguenze dell’inasprimento delle politiche repressive attraverso un altissimo numero di inquisiti.
Decine di arresti, centinaia di denunciati, procedimenti in corso per fantomatiche “associazioni a delinquere“, tentativi di imporre le liberticide norme di “sorveglianza speciale“, insomma, contro i Precari BROS è stata scatenata, ad arte, una forsennata campagna di criminalizzazione delle loro lotte e delle ragioni sociali che rappresentano.
E’ palesemente accertato che i provvedimenti repressivi contro i Precari BROS hanno subito una forte accelerazione quando l’Amministrazione Regionale della Campania ha deciso di distruggere, non solo il Progetto BROS, ma anche i diritti e la dignità di oltre 3000 famiglie dell’area napoletana le quali – in maniera autoritaria ed improvvisa – si sono viste tagliare il minimo sussidio di cui disponevano ed hanno subito la cancellazione delle attività di formazione e di lavoro che svolgevano.
Il tutto mentre sia il Governo nazionale e sia la regione Campania dispongono ancora di fondi destinati specificatamente ai Precari BROS che non vengono utilizzati e messi per affrontare risolutamente questa emergenza occupazionale.
Infatti contro le mobilitazioni dei Precari BROS e contro il complesso delle lotte che, quotidianamente, attraversano l’area metropolitana napoletana la Procura della Repubblica ha istituito un pool di magistrati (coordinati dal sostituto procuratore Giovanni Melillo) il quale sta agendo con una metodologia speciale, incardinata ad una azione persecutoria contro i disoccupati e i precari, la quale ha prodotto, esclusivamente, l’aumento del numero dei denunciati, la moltiplicazione degli anni di carcere elargiti (come nel caso dei compagni del movimento di Pontenuovo) e la generalizzazione delle misure restrittive delle libertà individuali.
Eppure, proprio recentemente, i magistrati della Sezione di Misura di Sorveglianza Speciale hanno rigettato i dossier della Questura, infarciti di vere e proprie falsità, che chiedevano l’applicazione di queste “misure di sorveglianza speciale” contro i compagni Gino Monteleone e Salvatore Landolfi. Una minaccia che pesa tutt’ora sulla testa di altri compagni dei movimenti di lotta dei Precari BROS i quali sono ancora sotto ricatto delle fantasiose accuse avanzate dalla Questura napoletana.
Un modello di sperimentazione e di intervento
E’ evidente che le modalità repressive in corso a Napoli, da quelle meramente poliziesche a quelle attinenti le iniziative giudiziarie della Procura della Repubblica, configurano, al di là dei singoli ruoli specifici, una precisa modalità di intervento repressivo la quale punta alla cancellazione di ogni espressione autonoma di lotta e di mobilitazione sociale. Non si comprenderebbe altrimenti lo spiegamento di risorse e di forze utilizzato contro i Precari BROS e l’arruolamento, in questa autentica campagna di annientamento politico e penale, anche di gran parte della stampa cittadina la quale, salvo qualche raro caso di onestà intellettuale, ha sempre riportato le veline poliziesche accodandosi acriticamente a questa vera e propria caccia al disoccupato/precario.
Non è un caso, poi, che questo stile repressivo si sta affermando contro ogni vertenza sociale e sindacale in atto nei nostri territori.
Infatti, oltre ai Precari BROS, stanno conoscendo, sulla propria pelle, queste moderne modalità di persecuzione poliziesca i lavoratori delle aziende partecipate del Comune, della Provincia e della Regione in stato di crisi, gli operatori sociali in lotta contro la distruzione del welfare, gli immigrati, gli operai che non accettano passivamente le ristrutturazioni padronali fino agli studenti delle scuole e dell’università che si battono per la difesa dell’istruzione.
In tal senso – quindi – proponiamo un INCONTRO/DISCUSSIONE tra attivisti dei movimenti, avvocati, operatori dell’informazione, militanti di forze politiche e sindacali per fare un punto sulla situazione repressiva contro i movimenti di lotta e per iniziare a delineare una possibile iniziativa unitaria e di massa contro la criminalizzazione del dissenso e del conflitto sociale.
Riteniamo che la mobilitazione a difesa delle ragioni sociali dei Precari BROS, dei lavoratori e degli studenti in lotta sia parte integrante di una più generale battaglia a difesa della democrazia reale, contro la limitazione delle agibilità politiche e per la piena libertà di lotta e di organizzazione nei posti di lavoro, sul territorio e nell’intera società
ASSEMBLEA PUBBLICA
Coordinamento di Lotta per il Lavoro
Centro Sociale “Carlo Giuliani”
- gennaio 17, 2012
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