Noi riteniamo che la disoccupazione, la precarietà e lo sfruttamento non cadono dal cielo. Le nostre condizioni di sopravvivenza non le abbiamo scelto noi ma sono le conseguenze del sistema capitalistico e del suo antisociale meccanismo di funzionamento.
Da tempo abbiamo smesso di credere che le leggi sono uguali per tutti e che a tutti sarebbe garantito il libero accesso al diritto al lavoro.
La realtà, la vita quotidiana, a Napoli come altrove, si fonda sullo sfruttamento, sulle discriminazioni e sulla violenza quotidiana degli apparati repressivi dello stato verso chi si ribella.Noi riteniamo che indipendentemente se ci sono occasioni di lavoro o meno il nostro diritto sia quello di vivere. E per vivere, senza abbassare la testa nei confronti di nessuno, c’è bisogno di un Salario Garantito.
Questo punto rappresenta il dato fondamentale su cui fondiamo la nostra Piattaforma che vuole unificare, attraverso un unitario percorso di lotta, tutti i soggetti sociali colpiti dai provvedimenti politici ed economici dei governi che si succedono nella gestione antiproletaria dalla crisi del capitalismo.Per impostare e dare vita ad un efficace movimento di lotta per il Salario Garantito c’è bisogno di uno schieramento e di una mobilitazione che non sia ristretto alla sola area napoletana ma esteso in tutto il territorio nazionale.Per vari motivi nel corso degli anni, sul piano nazionale non si è generalizzato un vasto movimento di lotta per cui, considerando queste oggettive premesse, siamo stati costretti ad articolare sul nostro territorio gli obiettivi che intendiamo rappresentare soprattutto per offrire uno sbocco materiale alle migliaia di proletari che scendono in piazza con il Coordinamento di Lotta per il Lavoro.La necessità, quindi, di costruire, anche forzando alcuni aspetti legislativi, una Vertenza con le istituzioni regionali, provinciali e locali, che in qualche modo potesse essere esaustiva dei bisogni e delle esigenze dei proletari che si sono mobilitati mantenendo aperto uno spiraglio per il futuro, ci è stata imposta dalla realtà.Solo nell’ultimo periodo, grazie all’incontro con il movimento di lotta alla globalizzazione capitalistica, con cui abbiamo condiviso e condividiamo numerose esperienze tra cui anche la comune repressione da parte della magistratura, si sta riaprendo una possibilità di dare compiutezza politica ed organizzativa alla battaglia per il Reddito\Salario Garantito.Dopo alcuni incontri, a Genova, a Roma ed a Napoli si è formata una Rete per i Diritti ed il Salario Sociale la quale – considerando che diversi gruppi parlamentari hanno presentato, in Parlamento, varie Proposte di Legge per l’istituzione di un Reddito Sociale – vuole rilanciare la lotta per il Salario Garantito in tutto il paese.Nessuno si illude che il Parlamento in assenza di un vero movimento di lotta possa anche solo affrontare questo problema. Rimaniamo convinti, però, che oggi in Italia, ma in tutta Europa, ci sono le condizioni per una battaglia di questo tipo e che i disoccupati organizzati hanno tutto l’interesse sia politico che materiale per sostenere adeguatamente questa lotta.
Del resto sono le stesse dinamiche che il potere delinea – l’Euro, la Costituzione Europea con i suoi vincoli/parametri da rispettare – ad imporci questo orizzonte politico dentro cui collocare, possibilmente assieme ad altre esperienze di lotta e di organizzazione, la nostra battaglia e la nostra ferma volontà di cambiamento e di riscatto sociale.
UNA NECESSARIA PREMESSA:
Questo documento, scritto nel 1998, dai vari movimenti di lotta napoletani – disoccupati, precari addetti ai Lavori Socialmente Utili, studenti, immigrati, compagni dei Centri Sociali e di varie organizzazioni della sinistra rivoluzionaria – oggi, gennaio 2004, non sarebbe scritto allo stesso modo ed avrebbe una articolazione sicuramente diversa. Riteniamo, perÚ, utile una sua riproduzione, nel sito dei Disoccupati Organizzati, non solo come necessaria ed utile documentazione ma come un esempio vivo e concreto di come sia importante la costante ricerca e tensione politica collettiva verso tutti i momenti di lotta e di organizzazione che possono favorire livelli di unity´ e di mobilitazione pi˜ avanzata e pi˜ efficace contro i comuni avversari di classe.
Gennaio 2004
Piattaforma Programmatica:
Aumentano produttivita’ e profitti ma non si riduce la disoccupazione:
Nonostante i sacrifici imposti ai lavoratori in questi anni, nonostante gli enormi aumenti di profitti e di produttivita’ sbandierati da governi e padroni occidentali, le condizioni di vita e di lavoro della stragrande maggioranza dei proletari subiscono un progressivo peggioramento. Oggi, invece dei miglioramenti prospettati in cambio di quei sacrifici si chiede ai proletari di arretrare ulteriormente, di rinunciare a tutte le residue garanzie e tutele collettive.
Questo Ë il risultato di un mercato mondiale che da un lato si restringe sempre di pi˜, (ci sono sempre meno individui e popolazioni in grado di acquistare i prodotti offerti), e dall’altro Ë intasato da una quantity´ di merci e da una capacity´ produttiva immensa.
I costi della crisi e del conseguente inasprirsi della concorrenza globale tra capitalisti si scaricano sui lavoratori e le classi sociali meno agiate. Nel contempo Ë andata crescendo l’opera di aggressione e di manomissione politica, economica, finanziaria verso i paesi del Sud e dell’Est del mondo.
La recente aggressione imperialistica alla ex Jugoslavia, come i cosiddetti interventi umanitari in Iraq, in Somalia, in Bosnia, in Albania, a Timor Est, in realty´ servono ad aumentare la rapina verso questi paesi e lo sfruttamento dei lavoratori messi in concorrenza tra di loro e con i lavoratori dei paesi occidentali. Si tratta solo dell’altra faccia, quella pi˜ estrema, del quotidiano attacco, a cui sono sottoposti, nel cuore della metropoli occidentale in nome del Dio Profitto.
Del resto il trattamento che i nostri governanti riservano ai fratelli immigrati (espulsione, centri di detenzione temporanea, moderne forme di schiavit˜…) Ë la puntuale conferma di come l’opera di rapina imperialistica Ë orientata unicamente al supersfruttamento generalizzato ed alla distruzione di ogni ostacolo ai programmi di dominio e comando perseguiti dal Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, Organizzazione per il Commercio Internazionale, per conto dei padroni del mondo.
In Italia licenziamenti, cassa integrazione, precarizzazione del lavoro sono risultato di una nefasta concertazione che trascina verso il basso il settore privato cosi come quello pubblico, vanificando diritti e garanzie salariali, politiche, sindacali, previdenziali conquiste in decenni di lotte operaie.
Le politiche di deregolamentazione del lavoro (contratti a tempo determinato di formazione-lavoro di apprendi-stato part-time, di week-end, di collaborazione occasionale) sbandierate come politiche occupazionali, hanno in realty´ l’ unico scopo di abbassare ulteriormente il costo della forza-lavoro: il risultato Ë la precarizzazione del giy´ poco lavoro esistente e la legalizzazione di fatto del lavoro nero sottopagato e senza garanzie. Parallelamente si smantellano i Collocamenti in particolare al Sud luoghi di spartizioni e di clientele politiche, per lasciare lucrare le Agenzie Private del lavoro interinale, multinazionali fornitrici di lavoro precario, a pi˜ basso costo alle imprese, mentre le stesse licenziano i propri lavoratori, diventati “troppo costosi” . In pi˜ con l’estensione dell’intermediazione private anche per le basse qualifiche si riconosce legalmente il caporalato.
Dentro questa ristrutturazione del mercato del lavoro, le aree meno sviluppate sono condannate a rimanere periferie nel cuore dell’impero capitalista, sacche enormi di disoccupazione da usare come arma di ricatto, per attaccare ulteriormente diritti e salari dei lavoratori. Una divisione artificiosa che ha lo scopo di contrapporre il fonte dei lavoratori occupati, “garantiti”, ai disoccupati, ma anche gli stessi occupati al loro interno utilizzando, ad esempio, la Cessione del Ramo d’Azienda – esternalizzazioni – consistenti nella vendita di attivity´ e lavoratori a ditte esterne.
Qui in “periferia” accanto al lavoro nero, degrado e miseria, regnano insieme a rassegnazione e criminality´!
Parallelamente procede lo smantellamento del cosiddetto stato sociale (sanity´, previdenza, assistenza sociale), mentre i prezzi di luce, acqua, gas, comunicazioni, trasporti, nettezza urbana sono in continuo aumento per i processi di privatizzazione che fanno di questi servizi, nuovi settori di mercato dove vigono le medesime regole del profitto e della concorrenza.
L’Istruzione viene definitivamente trasformata da diritto di tutti a un “privilegio” per i pochi che possono permettersela, costringendo gli studenti provenienti da famiglie meno agitate ad ulteriore marginality´ e sfruttamento per pagarsi gli studi e costruirsi una propria autonomia. Alla base di questa trasformazione che vede una drastica riduzione dei finanziamenti statali, le riforme degli anni ’90 (autonomia scolastica ed universitaria), che fanno di scuole ed university´ una sorte di aziende private concorrenti per la ricerca di sponsor disposti ad investire.
In questi veri e propri supermercati del sapere l’obiettivo diventa quello di condizionare i programmi di ricerca, formare lavoratori altamente specializzati da usare a proprio uso e consumo, usufruire di forza lavoro gratuita tramite gli stage di formazione (vedi i casi della FIAT che apre una Facoltà di Ingegneria Automobilistica a Torino e la Barilla che finanzia quella di Chimica Genetica a Parma).
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Si saluta, cosÏ, definitivamente qualsiasi ipotesi di university´ pubblica, libera da condizionamenti del mercato, accessibile a tutti e luogo della formazione di pensiero critico, adottando chiaramente un modello all’americana, dove l’istruzione-formazione Ë strettamente connessa agli interessi economici che esistono sul territorio e, dunque, necessariamente elitaria e sottomessa ai tempi ed alle esigenze del mercato.
Tutto ciò sta comportando un’accelerazione dei processi di selezione sia direttamente attraverso il numero chiuso, l’aumento delle tasse l’obbligatoriety´ dei corsi generalizzata tramite il sistema dei crediti formativi, che indirettamente sottraendo diritti e servizi:
in primo luogo la casa per gli studenti fuori-sede, l’accesso alla cultura (libri, biglietti per il teatro, cinema, concerti che venivano venduti a prezzi scontati per gli studenti) e poi ancora la mensa, i trasporti e tutti gli altri servizi che oggi tocca pagare, rendendo sempre pi˜ difficile l’accesso all’university´ per gli studenti economicamente pi˜ disagiati.
A tutto ciÚ va ancora aggiunto il dramma abitativo che con l’abolizione dell’equo canone, l’assenza di concrete politiche di edilizia popolare e la svendita del patrimonio immobiliare dello stato, aumenta la speculazione dei privati, costringendo migliaia di famiglie ad ulteriore precarietà. Nella città di Napoli e provincia ai senza tetto ed alle migliaia di sfratti in procinto di esecuzione, si somma la difficile situazione di studenti fuori sede ed immigrati costretti a pagare affitti esorbitanti, chiaramente al nero, per case fatiscenti. Lo storico disagio si Ë aggravato definitivamente con la nuova legge sui fitti approvata dal governo di Centro-sinistra e controfirmata da tutti i sindacati degli inquilini, con la quale si abolisce ogni forma di controllo sulle locazioni.
Il peggioramento complessivo delle condizioni di vita e di lavoro Ë il risultato di un processo generale di precarizzazione lavorativa e sociale, iniziato a partire dalla fina degli anni ’80 che ha avuto una sostanziale continuity´ nelle scelte di politica economica degli esecutivi che si sono succeduti, fino all’attuale governo di Centro-sinistra, presieduto da D’Alema e sostenuto dalla Confindustria. Un governo che in nome di un presunto pericolo di destra non ha esitato a governare per gli interessi degli imprenditori, accelerando l’attacco ai diritti, ai salari, al potere ed alle garanzie sociali imposti con la lotta di classe. Insieme alla peggiore classe dirigente della “prima repubblica”, ai vecchi fratelli di partito, all’opposizione da poltrona e parolaia dei sedicenti comunisti Ë riuscito la dove lo stesso Berlusconi aveva fallito.
La complicity´ del sindacato, capace solo di concertare i tempi della resa al nemico, sulla pelle dei suoi stessi iscritti , ha rappresentato l’elemento addizionale di blindatura del potere, il fattore determinante di pacificazione sociale e di ulteriore divisione nelle fila proletarie.
L’unica occupazione che aumenta Ë quella nelle forze di cosiddetta sicurezza per militarizzare ulteriormente i territori. Nell’incapacity´ di risolvere le contraddizioni prodotte da questo stesso sistema sociale si trasforma progressivamente la society´ in un carcere, il disagio in un problema di “ordine pubblico”. La sola costante risposta alle lotte resta la criminalizzazione dei movimenti, le manganellate, le denunce, gli arresti, la persecuzione dei compagni. Il solito copione repressivo che non Ë mai riuscito a fermare le lotte e cosÏ ancora nuova ed inutile occupazione…nelle forze del dis/ordine s’intende. Tuttavia in questi mesi, al Sud, sono avanzati anche i processi autonomi di autorganizzazione di singoli spezzoni di classe che hanno dimostrato, unendosi, di poter resistere nonostante la sporadicity´, la limitatezza, l’embrionality´.
Nostro compito Ë quello di procedere in questa direzione rafforzando ed estendendo ad altri settori questo piccolo, ma significato fronte di classe composto per ora da movimenti di disoccupati e precari LSU, studenti, operai, militanti dei Centri Sociali.
La mobilitazione unitaria che a Napoli questi settori sociali sono stati capaci di costruire, si Ë tradotta in un rafforzamento delle singole vertenze consistenti nella rivendicazione di assunzione degli LSU nella Pubblica Amministrazione e nell’accesso dei disoccupati alla Formazione Professionale, pubblica e finalizzata che vanno necessariamente perseguite fino alla vittoria. Tuttavia ciÚ che impressiona e preoccupa la controparte non Ë semplicemente l’accresciuta quantity´ di piazza, sicuramente importante, ma la possibility´ di allargamento del fronte, la sua capacity´ di essere soggetto politico generale, la volonty´ di andare anche oltre le specifiche vertenze locali, pur partendo dalla materiality´ dei bisogni e degli obiettivi immediati. In questo senso le singole vertenze vanno sostenute nei momenti determinanti, tuttavia le giy´ sperimentate forme di coordinamento unitario intese come “agenzie di mutuo soccorso” hanno dimostrato che la semplice sommatoria delle vertenze e delle soggettivity´ in lotta non alimenta sufficientemente quei processi generali di aggregazione e ricomposizione proletaria che, solo loro, possono invertire la tendenza, far passare la classe subalterna al contrattacco: il pericolo, da questo punto di vista, Ë l’assolutizzazione della propria parziality´, la cristallizzazione della lotta che dy´ sponda alle farneticanti accuse di governo, mass media, e padronato sul presunto “corporativismo” dei movimenti.
Bisogna, essere consapevoli del fatto che ogni vertenza vive dei propri tempi, delle specifiche necessity´, dei soggetti direttamente interessati e quindi non puÚ costruire il terreno unitario d’azione dei milioni di proletari colpiti dalla precariety´ e dalla disoccupazione, dall’assenza di garanzie lavorative e sociali. Questa oggettiva differenziazione, al di ly´ della volonty´ dei singoli compagni, puÚ prevalere anche se oggi non sapremo impostare una vera lotta unitaria e generale che sappia rilanciare in avanti l’iniziativa proletaria. Per questo motivo crediamo sia giunto il momento di impegnarci per compiere uno sforzo di riflessione e di azione, per arrivare a pianificare un percorso di aggregazione, di propaganda e di lotta che sappia stimolare e far crescere un grande movimento di massa organizzato a livello territoriale con l’obiettivo di rilanciare il conflitto di classe a partire dai bisogni immediati e capace di esprimere soggettivity´ politica ed autonomia di classe.
La stesura di questo documento va in tale direzione: non si tratta di mere speculazioni teoriche, di stendere la solita “lista della spesa”, ma del tentativo di individuare e valorizzare le rivendicazioni generali, giy´ presenti nelle lotte dei movimenti, per dare ad esse una consistenza materiale, una diffusione di massa.
Il punto di partenza restano i movimenti e loro vertenze:
… Formazione pubblica, finalizzata al lavoro o al Salario Garantito per i disoccupati organizzati;
… Assunzione degli LSU nella pubblica amministrazione;
… Difesa ad oltranza dei posti di lavoro, contro licenziamenti, cassa integrazione e mobility´.
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L’obiettivo dichiarato Ë quello di superare i propri limiti, rompere la frammentazione imposta dal capitale attraverso una Piattaforma di Lotta unitaria in cui tutti i proletari (quelli giy´ impegnati nella propria Vertenza, cosÏ come quelli che non lo sono ancora) possano riconoscersi, identificarsi e prenderne attivamente parte, sconfiggendo cosÏ, ogni tentazione corporativista, vocalista o aziendalista.
a) Lavoro stabile a tempo indeterminato e difeso dalle normativa nazionali.
Pur essendo consapevoli che il lavoro, in questa society´ vuol dire sfruttamento, alienazione, morte, profitti per i padroni e miseria per chi produce, la rivendicazione di questo “diritto” appare come la pi˜ ovvia e naturale per potere vivere. Proprio per questo quando chiediamo lavoro non lo possiamo fare in modo generico. Non possiamo scendere ancora pi˜ in gi˜ di quello che in decenni di lotta, la classe operaia ha strappato, le conquiste salariali, normative sindacali e previdenziali ottenute con lo Statuto dei Lavoratori.
Vogliamo un lavoro stabile a tempo indeterminato e difeso dalle normative nazionali per superare la precariety´, nel settore pubblico come in quello privato e del cosiddetto no-profit il quale, sempre pi˜, si configura come luogo privilegiato di sperimentazione della precariety´ lavorativa.
b) Riduzione drastica e generalizzata dell’orario di lavoro a parity´ di salario.
Alla rivendicazione del diritto al lavoro corrisponde la realty´ completamente opposta di sistema di produzione bloccato, che produce sviluppo senza occupazione capace unicamente di trasformare il lavoro stabile in lavoro precario. Le ristrutturazioni produttive mediante l’utilizzo massiccio delle nuove tecnologie congiuntamente allo spostamento della grande industria nei paesi extraeuropei dove il costo della manodopera Ë decisamente pi˜ basso hanno prodotto in Occidente incredibili aumenti della produttivity´ che solo attraverso una riduzione drastica e generalizzata dell’orario di lavoro a parity´ di salario e garanzie possono tradursi in nuova occupazione.
Alla logica presente per cui sempre meno lavoratori, lavorano sempre di pi˜ – vedi gli aumenti degli straordinari – bisogna contrapporre l’unity´ di lavoratori, precari e disoccupati (italiani ed immigrati) per lavorare tutti e sempre di meno. Questa secolare battaglia del proletariato per la riduzione dell’orario di lavoro deve ridiventare una battaglia di classe e non scambiata, sul terreno del mercanteggiamento istituzionale, con maggiore flessibility´ e carichi di lavoro.
c) Lavoro o non lavoro il Salario Garantito resta il nostro obiettivo:
In una society´ cosÏ ricca non Ë possibile accettare che vi siano milioni di disoccupati o precari a vita, costretti a tirare avanti con il lavoro nero.
Lavoro o non lavoro dobbiamo campare: indipendentemente dalle esigenze produttive, bisogna affermare il diritto ad un Salario Garantito, per vivere dignitosamente, per uscire dalla morsa del lavoro nero e precario, per poterlo concretamente rifiutare. Non l’elemosina elargita attraverso gli psicologi, non assegni di poverty´ o cose simili finora prospettate, ma un salario reale intero, questo Ë ciÚ che noi chiediamo. Tale rivendicazione strettamente connessa alla riduzione dell’orario di lavoro costituisce un potente elemento di ricomposizione ed unificazione di lavoratori stabili, precari, disoccupati, studenti, immigrati per iniziare finalmente a rompere le divisioni create ad arte e superare la parziality´ delle rivendicazioni nei quali i settori di classe sono confinati e resi impotenti.
d) Servizi sociali gratuiti:
Non basta il Salario Garantito se il costo di bollette e servizi aumenta quotidianamente.
Vogliamo che i servizi sociali (sanity´, istruzione, trasporti) siano pubblici, gratuiti e di quality´; vogliamo tariffe sociali per disoccupati e precari per l’erogazione di acqua, luce, gas; vogliamo che l’arte, la cultura e l’informazione siano accessibili a tutti.
e) Diritto alla casa.
Sosteniamo ed appoggiamo un movimento di lotta per la casa autorganizzato ed indipendente dall’opportunismo di partiti e sindacati. Lottiamo per il blocco degli sfratti, la requisizione e l’espropio delle case sfitte per assegnarle ai senza tetto, agli sfrattati, agli immigrati ed agli studenti fuorisede disagiati. In questo quadro di riorganizzazione del movimento di lotta vanno coinvolti gli inquilini di quei quartieri interessati dalle prossime cessioni del cosiddetto “Patrimonio Immobiliare”
f) Istituzione pubblica, gratuita e di massa, libera dagli interessi del mercato.
La lotta contro lo smantellamento dell’Istruzione Pubblica a favore delle scuole private e clericali Ë un punto qualificante dei movimenti di lotta proletari. La battaglia di studenti, famiglie ed insegnanti contro questo processo di ristrutturazione aziendalistica della scuola e dell’intero mondo del sapere deve, perÚ, differenziarsi dal generico “laicismo” di un La Malfa, di un Bocca o dei soloni alla Critica Sociale i quali vorrebbero sostituire al “Dio spirituale” il “Dio del mercato e del profitto”.
Il coordinamento Ë aperto a tutte le realty´ di lotta e singoli compagni che si riconoscono nell’impianto generale di questa Piattaforma ed intendono apportare un qualsiasi contributo.
Questo documento lungi dal voler essere esaustivo di tutte le problematiche attorno a cui discutono e lottano i proletari vuole essere uno stimolo per un confronto che superi l’ambito del territorio napoletano. In questa prospettiva il Coordinamento dei movimenti di lotta proletari ritiene indispensabile rapportarsi a quegli organismi che al Sud come al Nord lavorano per una ripresa del conflitto di classe contro le compatibility´ capitalistiche.
Contemporaneamente, consci della dimensione internazionale su cui si svolge l’offensiva capitalistica e padronale, i Movimenti Proletari napoletani fanno dell’internazionalismo, non un vuoto slogan ma un compito politico prioritario, nell’intento di non concede tregua ai propri padroni, ai propri governi al proprio stato. Nell’internazionalizzazione delle lotte crediamo sia possibile offrire il migliore sostegno ai popoli aggrediti e saccheggiati dall’imperialismo e dal capitalismo mondializzato.
Coordinamento dei Movimenti di Lotta di Napoli e provincia.