sul finire del 1997 alcuni compagni assieme ad un piccolo gruppo di lavoratori addetti ai Lavori socialmente Utili iniziano ad incontrarsi e ad interrogarsi sulla necessità di dare vita ad una opposizione popolare al dilagare delle norme che deregolamentano il mercato del lavoro.
Sono gli anni del cosiddetto governo amico di Prodi e Veltroni a cui partecipa anche la “sinistra”. Sono gli anni delle colossali manovre finanziarie finalizzate all’ingresso dell’Italia nei paesi che adotteranno l’Euro ed i relativi parametri economici. Anni di sacrifici ritenuti indispensabili per un ipotetico “secondo tempo” il quale avrebbe garantito prosperità e benessere per i ceti subalterni.
Invece arriverà il Pacchetto Treu con la piena diffusione della precarietà e della flessibilità fino alle attuali forme con cui si configura la giungla delle relazioni lavorative e sindacali.
In questa situazione questo piccolo gruppo di compagni inizia con un lavoro di propaganda e di agitazione in merito ai nuovi problemi che iniziano a vivere le migliaia e migliaia di L.S.U. i quali o sono completamente disorientati o sono raccolti attorno a CGIL-CISL-UIL, i quali utilizzano questo oggettivo potenziale di lotta per la loro miserevole contrattazione sottobanco con il governo e le amministrazioni locali per alimentare piccole clientele utili a questo o quel funzionario sindacale.
Il lavoro tra gli L.S.U. si presenta particolarmente complicato a causa delle notevoli divisioni categoriali e territoriali che pesano tra i lavoratori ma anche per la fragilità organizzativa di questo nucleo di compagni.
Nel corso di questo lavoro di controinformazione e di propaganda, grazie anche al contributo di alcuni compagni che avevano partecipato ai precedenti cicli di lotte dei disoccupati, inizia un ragionamento collettivi circa la persistente validità ed utilità di rilanciare, nell’area napoletana, la lotta organizzata per il lavoro. Considerando che in alcuni quartieri significativi della città una intera generazione ha potuto conoscere qualche possibilità di lavoro solo grazie alla lotta ed all’organizzazione collettiva è naturale che sia viva la memoria ed il ricordo di queste lotte.
Tutto ciò –assieme ad una buona dose di entusiasmo e di ottimismo—ha forgiato un iniziale nucleo promotore per un nuovo movimento di lotta.
Partendo da una sede in Vico Pontenuovo, un buco nel quartiere San Lorenzo, è iniziato a prendere corpo una mobilità organizzativa che, attraverso vari movimenti ed alcune innegabili battute d’arresto, si è diffusa nel centro cittadino e della periferia.
Senza sponsor politici, senza finanziamenti né palesi e né occulti, in un clima politico e sociale non favorevole allo sviluppo dei movimenti di massa, puntando sull’autorganizzazione dei proletari il Coordinamento di Lotta per il Lavoro è diventato, in un breve lasso di tempo, una discreta realtà riconosciuta ed apprezzata in tutta l’area metropolitana.