-AFFINCHE’ QUEL SANGUE NON SI CANCELLI! – (GENOVA 2001: VENT’ANNI DOPO)

 -AFFINCHE’ QUEL SANGUE NON SI CANCELLI!- (GENOVA 2001: VENT’ANNI DOPO)

Sembra quasi una provocazione che, a distanza di vent’anni, i Potenti della Terra si ritrovino ad organizzare il G20 sull’ambiente proprio in Italia, a Napoli quando nella stessa distanza temporale, nel 2001 durante il Forum del WTO lo Stato metteva in scena le prove generali di ciò, successivamente nel luglio 2001 a Genova, ( ricadeva proprio in questi giorni ) quella che fu definita una “macelleria messicana” attraverso un accanimento repressivo, di violenta mattanza feroce da parte degli “esecutori del (dis)ordine pubblico” nella scuola Diaz, nella caserma Bolzaneto e durante le manifestazioni nelle piazze del capoluogo ligure, dove, in piazza Alimonda, sotto i colpi di pistola di un carabiniere, fu ucciso Carlo Giuliani, ragazzo di vent’anni.

Sorvoliamo volentieri sulla cronistoria ed avvenimenti di quei giorni (sappiamo bene cosa è successo, cosa è stato fatto ) né vogliamo cadere nella logica celebrativa del “martirio” di un giovane, così da evitare ad associarci alla subdola retorica della divisione tra “buoni e cattivi” come in questi giorni e negli anni scorsi l’informazione mediatica sta tentando di infangare le giuste ragioni e legittime rivolte di chi era presente nelle piazze e deviando le vere colpe di chi fu mandante di quella strage, perchè di strage si trattò e non di singolari iniziative di qualche funzionario di polizia, né l’ingenuità di un militare in erba a causare la morte di Carlo. Il morto lo si voleva, lo si cercava, si aveva sete di sangue vivo e quel sangue non va cancellato!

L’ omicidio di Carlo Giuliani non deve essere memoria di un atto celebrativo ricorrente ma memoria di cosa è lo Stato attraverso i suoi apparati e sovrastrutture, quando si sente minacciato nel suo Potere, nei suoi interessi. La morte di Carlo deve farci ricordare e mai dimenticare la ferocia dello Stato, il quale è sempre pronto ad usare ogni mezzo necessario per ristabilire “ordine e disciplina” dimostrando la sua forza dominante anche attraverso l’omicidio, non risparmia prigionieri. Così come la morte di Carlo ci può riportare alla memoria dei giorni dell’uccisione di Giorgiana Masi durante una manifestazione per il diritto all’aborto, nel 1977 oppure, nello stesso anno, di Francesco Lorusso, studente di Bologna. Tanto per fare alcuni esempi ed analogie di esecutori e mandanti

Così come il massacro nella scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto a Genova, come nella Raniero di Napoli (nel Marzo 2001 ) non può non riportarci al massacro ed alle torture commesse nei carceri italiani, durante le rivolte di marzo/aprile 2020 in piena crisi pandemica da Covid19, ai danni di detenuti e detenute. Anche lì, dove dove lo Stato ristabiliva “l’ ordine” c’è sangue sui muri. Non si tratta, come vogliono farci credere tramite la narrazione tossica dell’informazione, di poche mele marce che inquinano il buon nome delle forze dell’ordine, se le mele sono marce allora le radici dell’albero sono malate.

A Carlo Giuliani, qualche mese dopo la sua uccisione, fu intitolata la storica sede dei disoccupati organizzati/precari bros in via Cesare Rosaroll, come “Centro sociale – Carlo Giuliani “ ed in quell’occasione vide la presenza del padre di Carlo ( Giuliano Giuliani ), il quale portò il suo saluto ma soprattutto ne narrò la commozione (condivisa da tutti noi ) di ciò che avvenne a Carlo, attraverso la presentazione di un libro e flimati.

Per quanto ci riguarda, la morte di Carlo, il massacro della Diaz non sia di celebrazione e di retorica commemorazione ma di rabbia, di rabbia viva come quel sangue in Piazza Alimonda, come le pareti della scuola Diaz, come i cancelli delle carceri italiane.

CSO Carlo Giuliani