MARTEDI 18 FEBBRAIO ORE 16:30 Passare tutti per il Centro sociale carlo Giuliani

Il Manifesto Napoli-Immigrati, attivisti e studenti in sostegno hanno manifestato davanti al tribunale in solidarietà ai disoccupati arrestati dalla Digos

l piaz­zale anti­stante il tri­bu­nale di Napoli si è riem­pito lunedì di immi­grati, atti­vi­sti e stu­denti in soste­gno ai pre­cari del pro­getto Bros. Come gli ade­renti al movi­mento di lotta per la casa di Roma, anche i Bros la scorsa set­ti­mana sono finiti sotto accusa: dopo due ten­ta­tivi andati a vuoto, per la terza volta i pm pro­vano a istruire un pro­cesso che descrive la sto­ria di una lotta con­tro la pre­ca­rietà che dura da oltre 15 anni come un’associazione a delin­quere. Ven­ti­cin­que le misure cau­te­lari. Sabato ci sarà a Napoli il cor­teo regio­nale “per la libertà di movimento”.

Gio­vedì scorso la Digos ha fatto irru­zione nelle case dei pre­cari Bros sia nel capo­luogo che ad Acerra e nella sede del cen­tro socialei: in dieci hanno avuto gli arre­sti domi­ci­liari, per gli altri obbligo di dimora e divieto di lasciare il pro­prio domi­ci­lio fino alle ore 14. Le accuse vanno da deva­sta­zione a bloc­chi stra­dali, occu­pa­zione di uffici pub­blici e inter­ru­zione di pub­blico ser­vi­zio, per tutti asso­cia­zione a delin­quere fina­liz­zata a tur­bare l’ordine pub­blico per fare pres­sioni sulle isti­tu­zioni ed otte­nere “scelte gestio­nali della pub­blica ammi­ni­stra­zione cor­ri­spon­denti a poli­ti­che sociali di tipo assistenzialistico”.

Tutto pog­gia sulle inter­cet­ta­zioni tele­fo­ni­che e ambien­tali: “Ci ser­vono kami­kaze”, “Ci vuole il morto”, “Se non si fa qual­che reato serio il lavoro non esce” sono le frasi rim­bal­zate sugli organi di stampa, con­te­nute nel prov­ve­di­mento emesso dal gip Eduardo De Gre­go­rio su richie­sta del pm Raf­faello Fal­cone. Poi però lo stesso giu­dice avverte che il rife­ri­mento ai kami­kaze non è “da inten­dere alla let­tera, essendo per for­tuna l’indole par­te­no­pea di regola poco pro­pensa al fana­ti­smo”. I Bros sono comun­que peri­co­lo­sis­simi, spiega il pro­cu­ra­tore aggiunto Gio­vanni Melillo: “Al fine di otte­nere il ripri­stino di scelte gestio­nali della pub­blica ammi­ni­stra­zione cor­ri­spon­denti a poli­ti­che sociali di tipo assi­sten­zia­li­stico e clien­te­lare, veni­vano pia­ni­fi­cati e rea­liz­zati, con per­vi­cace rei­te­ra­zioni, bloc­chi fer­ro­viari e por­tuali, occu­pa­zione di uffici pub­blici e di luo­ghi sacri e museali, deva­sta­zioni di sedi di par­titi poli­tici”. L’unica asso­cia­zione a delin­que napo­le­tana che non ha por­tato a casa nulla. Que­sto però i pm non lo dicono.

I pre­cari del Pro­getto Bros sono 3741 disoc­cu­pati for­mati per lavo­rare nel ciclo dei rifiuti, della rac­colta dif­fe­ren­ziata e della boni­fica delle coste, gra­zie a pro­to­colli sot­to­scritti dagli enti locali e da mini­stri sia di cen­tro­de­stra che di cen­tro­si­ni­stra dal 2005 al 2009. Corsi e con­tratti a pro­getto per scarsi 500 euro al mese non hanno mai por­tato a una sta­bi­liz­za­zione. Poi nel 2010 l’amministrazione del gover­na­tore Ste­fano Cal­doro ha deciso di rifiu­tare qual­siasi inter­lo­cu­zione lascian­doli per strada a mani­fe­stare. Al mini­stero del Lavoro lan­guono 7,5milioni di euro già dispo­ni­bili che la regione rifiuta di uti­liz­zare per sta­bi­liz­zarli. Gio­vedì era pre­vi­sto al mini­stero un nuovo incon­tro con comune e pro­vin­cia di Napoli e regione, la tem­pi­stica delle misure cau­te­lari sem­bra pro­prio un favore al governatore.

“L’accusa di asso­cia­zione a delin­quere, che rispe­diamo al mit­tente, e la tur­ba­tiva dell’ordine pub­blico – scri­vono i Bros — andrebbe fatta a quanti, poli­tici di destra come di sini­stra hanno costruito sulla pelle dei disoc­cu­pati le loro for­tune poli­ti­che ali­men­tando, a solo scopo elet­to­ra­li­stico, aspet­ta­tive e illu­sioni, pun­tual­mente disat­tese, tra migliaia di disoc­cu­pati; a quanti, in tutti que­sti anni, hanno sper­pe­rato milioni di euro senza creare nes­sun posto di lavoro”.